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Contro le attuali tendenze artistiche dominanti nel mercato, che si potrebbero etichettare come "post-moderne", l'opera di Savelli si pone all'interno di quella categoria del "moderno" che nella Teoria estetica di Adorno contrappone tanto l'arte tradizionale, centrata sulla Bellezza sull'Eternità, quanto alle avanguardie, caratterizzate dalla "confusione" di arte e vita e oggi, con le neo-avanguardie, da un "realismo acritico". Considerare la pittura di Savelli come adornianamente "moderna" significa giudicarla estranea alle produzioni dell'"industria culturale" e a quelle della cosiddetta "società dello spettacolo". Di qui il suo isolamento e, soprattutto, la strenua difesa della "forma" e dell'"opera". L'arte di Savelli, infatti, nella sua astrazione, mette in questione l'esistente per fare emergere per fare emergere l'altro dell'esistente stesso, quel "non-visibile" che apre a possibilità diverse rispetto alla realtà vigente..